IL PRIMO RAPPORTO DISUGUAGLIANZE DI FONDAZIONE CARIPLO PRESENTATO A BERGAMO

Lavoro, carcere e casa le azioni comunitarie per contrastare le nuove povertà sul territorio. Le iniziative co-progettate da Fondazione della Comunità Bergamasca.

Fa tappa a Bergamo la presentazione di ‘Crescere in Italia, oltre le disuguaglianze’, il primo Rapporto Disuguaglianze di Fondazione Cariplo, finalizzato a creare conoscenza sulle diverse dimensioni del fenomeno ma anche a stimolare la co-progettazione di soluzioni per lo sviluppo di una comunità più inclusiva.

I contenuti della ricerca –  curata da Federico Fubini, Valentina Amorese e Gian Paolo Barbetta – sono stati illustrati alle autorità bergamasche e ai rappresentanti di Istituzioni ed Enti del Terzo settore da Carlo Mango Direttore Area Scientifica e Tecnologica di Fondazione Cariplo, Stefano Cima di Evaluation Lab  – Fondazione Social Venture Giordano Dell’Amore, Federico Fubini Vicedirettore del Corriere della Sera e Valentina Amorese Programme Officer Area Ricerca Scientifica di Fondazione Cariplo.

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Nel corso dell’evento si sono confrontati sulle riflessioni emerse dal documento Giorgio Gori Sindaco di Bergamo, Gloria Cornolti Responsabile Servizio Sviluppo territoriale della Provincia di Bergamo, Sergio Cavalieri Rettore dell’Università degli studi di Bergamo, Mons. Francesco Beschi Vescovo di Bergamo, Osvaldo Ranica Presidente Fondazione della Comunità Bergamasca, Giacomo Invernizzi Direttore Opera Bonomelli – Nuovo Albergo Popolare, Cristina Offredi Il Solco Città Aperta, don Marco Perrucchini Direttore Patronato San Vincenzo di Bergamo, Marcella Messina Presidente del Collegio dei Sindaci di Bergamo, Teresa Mazzotta Direttrice della Casa Circondariale di Bergamo, don Roberto Trussardi Vicepresidente Casa Amica. A Giovanni Azzone, Presidente di Fondazione Cariplo, sono state affidate le conclusioni del confronto.

 

Il primo Rapporto Disuguaglianze di Fondazione Cariplo nasce sulla spinta dei dati emersi negli ultimi anni che hanno registrato un aumento – durante e dopo la pandemia – delle diverse forme di povertà, che colpiscono in particolare i giovani, le famiglie con figli piccoli e le donne, e si fonda sul presupposto di partenza fondamentale – approfondito dai diversi contributi presenti al suo interno – per cui “la società italiana presenta un livello di sviluppo inferiore alle sue potenzialità a causa delle disuguaglianze”. Il documento punta l’attenzione su alcuni aspetti fondamentali legati al fenomeno:

 

  • le trasformazioni della società e la crescita dell’area della povertà: nel 2021 circa 2 milioni di famiglie – più del doppio rispetto al 2005 – si trovano in una situazione di povertà assoluta;

 

  • le difficoltà del percorso di istruzione obbligatoria nello svolgimento del ruolo di ascensore sociale per i gruppi di studenti più svantaggiati: tali criticità contribuiscono anzi a sedimentare le disuguaglianze iniziali di apprendimento che derivano dai diversi background socioeconomici;

 

  • l’influenza fin dai primissimi anni di vita del contesto sociale sulle attitudini delle persone, sull’apprendimento, sullo sguardo su di sé e sul mondo: si tratta di competenze cruciali per la persona e per la sua vita sociale, lavorativa e collettiva;

 

  • la necessità di rimuovere gli ostacoli alla “mobilità sociale”;

 

  • la compresenza tra diverse forme di esclusione e di povertà che toccano varie dimensioni della vita delle persone;

 

Il Rapporto, dopo aver tracciato gli indicatori principali e le dimensioni che concorrono a generare la disuguaglianza economica, dei redditi e dei patrimoni (in Italia), si concentra sull’impatto della disuguaglianza nei percorsi scolastici e nelle competenze trasversali, nella costruzione della persona e della visione del “proprio posto nel mondo” (in quest’ultimo caso con un focus sulla realtà milanese). Infine, riflette sulle implicazioni delle disuguaglianze, considerate come una vera e propria perdita di potenzialità e come freno allo sviluppo del Paese.

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Con la presentazione del Rapporto Disuguaglianze di Fondazione Cariplo a Bergamo e il confronto con gli attori del territorio abbiamo capito una volta di più che la povertà educativa è il problema numero uno della nostra società. Siamo una società vecchia, e se i giovani più fragili si disperdono, se non cogliamo tutte le loro potenzialità, stiamo perdendo una risorsa chiave per il futuro di tutti. In questo quadro è fondamentale l’intervento preventivo e la capacità di intercettare anche con modalità di ingaggio innovative gli “invisibili”, le persone – tra cui un buon numero di NEET – che non riusciamo a censire e, dunque, a raggiungere. Dobbiamo farlo attraverso interventi sia a livello nazionale che locale, partendo dalla diffusione di buone pratiche.

 

Giovanni Azzone, Presidente di Fondazione Cariplo

BERGAMO UNA CITTÀ IMPEGNATA PER CONTRASTARE LE DISUGUAGLIANZE

Il Rapporto di Fondazione Cariplo evidenzia la profonda disparità tra le condizioni di vita delle persone, che deriva dal contesto familiare e sociale e che purtroppo viene mantenuta nel tempo. Una disparità che è anche territoriale, con forti differenze tra il Nord e il Sud del nostro paese. Gli indicatori ci dicono che a Bergamo siamo fortunati, perché, per esempio, abbiamo un numero di bambini che frequentano gli asili nido e un numero di persone laureate molto più alto che altrove. Questi dati oggettivi, tuttavia, non ci assolvono dall’impegno per le persone più fragili, tanto più che la condizione di povertà assoluta è maggiormente presente al Nord anche a causa del più alto costo della vita. Dobbiamo andare a ‘scovare’ i fragili e mettere in atto politiche attive contro le diseguaglianze.

 

Giorgio Gori, Sindaco di Bergamo

La Provincia è particolarmente impegnata sui fronti della formazione (ad esempio con l’Atlante delle scelte che raccoglie tutta l’offerta scolastica e formativa del nostro territorio, o la Fiera dei Mestieri che crea un momento di incontro diretto con le opzioni formative), del lavoro (ad esempio con la Cabina di regia lavoro e formazione, con i Centri per l’Impiego su tutto il territorio, con i Patti  territoriali per le competenze e per l’occupazione), e della riduzione del fenomeno dell’abbandono scolastico e dei NEET (i giovani che non studiano e non lavorano): a Bergamo sono il 16,3% del totale, un dato inferiore rispetto alla media lombarda (18,4%), e al dato medio nazionale (23,1%). Tutte queste sono attività per cui, in un contesto variegato e in gran parte montuoso come quello bergamasco, sono necessarie nuove sensibilità che sappiano comprendere i dettagli del contesto specifico, per evitare che politiche uniformi su tutta la provincia finiscano per compromettere l’uguaglianza e, al contrario, generino o incrementino le disuguaglianze, che danneggiano non solo il singolo ma l’intera Comunità.

 

Gloria Cornolti Responsabile Servizio Sviluppo Territoriale Provincia di Bergamo

In questi anni abbiamo assistito all’impoverimento culturale dei nostri ragazzi, esacerbato dal Covid e dalla mancanza forzata di opportunità di socialità. La pandemia, inoltre, ha fatto emergere anche le conseguenze del disinvestimento sull’istruzione e sulla ricerca. Il taglio dei fondi ha portato alla riduzione del numero dei docenti universitari, che si è tradotto nella difficoltà ad offrire i servizi didattici necessari. Noi abbiamo continuato a garantire l’alta qualità della formazione. Abbiamo scelto di non abbassare l’asticella. Siamo tornati alle lezioni in presenza e alla relazione con gli studenti. Non tutti erano favorevoli, alcuni pensavano che la didattica a distanza avrebbe tutelato alcune fragilità. Ma noi abbiamo preferito fare una scelta netta: come educatori – e come si legge nel Rapporto Disuguaglianze – abbiamo sentito forte il dovere di trovare quel punto di equilibrio, tra dipendenza e autonomia per stimolare il protagonismo degli studenti e la loro intraprendenza: questo ha a che fare con l’esercizio del loro diritto di cittadinanza.

 

Sergio Cavalieri Rettore Università degli studi di Bergamo

Una delle immagini che Papa Francesco ha usato all’inizio del suo pontificato è quella di una Chiesa ‘ospedale da campo’, una missione di tutto rilievo. A Bergamo ci sono, oltre a  266 scuole paritarie, dall’infanzia in poi, 363 opere e servizi diocesani censiti, dedicati alle fragilità: tre in area sanitaria, 84 in quella sociosanitaria e 276 nella socioassistenziale. Ma la risposta di servizi da ‘ospedale da campo’, emergenziale, è insufficiente. Non basta curare gli effetti, bisogna incidere sulle cause: questo è il compito della carità in un mondo che deve riuscire a esprimere una capacità di cambiamento del modello sociale dominante che produce diseguaglianze. Le disuguaglianze, per noi, sono persone e storie che ci interrogano e ci chiamano in causa. La Chiesa deve alimentare una cultura della carità, che riconosce prima di tutto il volto della persona. Il volto dell’altro è decisivo, non è semplicemente il suo bisogno. L’uguaglianza è un diritto. La libertà, insieme, all’uguaglianza sono dimensioni che la legge deve sancire, regolare e promuovere. Uguaglianza e libertà sono tuttavia sostenute dalla fraternità, dono gratuito, che non si può imporre per legge ma indispensabile.

 

Mons. Francesco Beschi Vescovo di Bergamo

AZIONI COMUNITARIE PER CONTRASTARE LE NUOVE POVERTÀ A BERGAMO

 

 IL LAVORO

Negli ultimi anni Fondazione della Comunità Bergamasca ha promosso sul territorio alcune progettualità per contrastare il fenomeno delle disuguaglianze nelle sue diverse dimensioni, ben visibili anche in città e in provincia. Lo ha fatto in sinergia con la linea di finanziamento e le azioni promosse dal Programma di contrasto alla povertà di Fondazione Cariplo, Fondazione Peppino Vismara e Fondo di Beneficenza di Intesa Sanpaolo, e proseguendo l’impegno avviato nel 2021 con l’istituzione del Fondo Povertà e con la nascita del relativo Comitato di Gestione che vede la partecipazione anche di numerosi enti del territorio: l’obiettivo è rispondere ad un bisogno, aggravato dalla recente pandemia che ha reso ancora più urgente l’elaborazione di risposte efficaci per contrastare le nuove povertà.

La crescita delle diseguaglianze è un fenomeno che Fondazione della Comunità Bergamasca “leggeva” già tra le righe di tanti progetti candidati nei diversi bandi, ben presente anche nella bergamasca e resosi ancora più evidente durante e dopo la pandemia. Con la nascita del Fondo di contrasto alle Povertà sono nati importanti progetti per rispondere, in particolare, al crescente bisogno di casa e lavoro. Il lungo lavoro di co-progettazione ha portato alla luce tre aree di bisogni emergenti: una crescente presenza di lavoratori poveri, in particolare donne – che vivono soprattutto a sud del capoluogo –, un preoccupante aumento di giovanissimi che rischiano la cronicizzazione della marginalità, e la presenza di molti adolescenti, in particolare nelle valli, che manifestano segnali di povertà materiali e che mettono in evidenza anche disparità territoriali.

 

Osvaldo Ranica Presidente Fondazione della Comunità Bergamasca

L’attenzione è stata rivolta in particolare alle criticità connesse al mondo del lavoro – che riguardano soprattutto giovani, famiglie con difficoltà socioeconomiche e donne –, per offrire opportunità di sviluppo e di emancipazione alle persone, contrastare le disuguaglianze e la povertà lavorativa. L’obiettivo è quello di “disinnescare” le dinamiche che perpetuano le disuguaglianze attraverso progetti che coinvolgono le realtà attive all’interno della comunità. L’approccio tenuto – caratteristica dell’azione di Fondazione della Comunità Bergamasca – è quello della co-progettazione, che ha visto la Fondazione e le realtà del territorio impegnate insieme a ideare e sostenere, in particolare, tre interventi:

 

  • Con Fondazione Opera Bonomelli Onlus la co-progettazione territoriale ha portato al progetto ‘Orizzonti Futuri. Un progetto di prevenzione della povertà e della marginalità giovanile’, che dal maggio 2023 all’aprile 2025 coinvolgerà 80 giovani tra i 18 e i 35 anni residenti nell’Ambito di Bergamo, di Seriate e di Dalmine per accompagnarli alla fuoriuscita dalla condizione di vulnerabilità e povertà lavorativa dovuta a diverse cause. Il progetto, in collaborazione con diversi enti del territorio, punta ad intercettare e ad ingaggiare i giovani per orientarli verso un progetto di vita, formazione e esperienza lavorativa, se necessario anche con un supporto abitativo, creando occasioni di ascolto (individuale e di gruppo) e, attraverso interventi personalizzati, accedendo a formazioni esperienziali (laboratorio ICT, logistica e magazzino, artigianato) che possano aprire occasioni per un lavoro di qualità e dignitoso, grazie alla rete di imprese coinvolte.

 

  • Con l’Associazione Formazione Professionale Patronato San Vincenzo è nato il progetto ‘Comunità 4×4 – Fare quadrato per far quadrare i conti!’, che si rivolge in particolare ai territori della Valle Seriana (da Clusone ad Albino), Val Cavallina (da Trescore a Lovere), Valle Imagna e Valle Brembana in un orizzonte temporale che va dal giugno 2023 al giugno 2025. Il progetto vuole intervenire sulla povertà delle famiglie – soprattutto quelle che vivono una situazione di «bassa intensità lavorativa» (impieghi saltuari intermittenti, spesso anche malpagati) – e accompagnarle al lavoro con un nuovo welfare comunitario. Nei territori coinvolti dal progetto verrà sperimentata una “nuova alleanza territoriale” in cui saranno presenti i rappresentati di istituzioni formative scolastiche, imprese, terzo settore e istituzioni pubbliche, soggetti che spesso oggi sono in rete solo parziale fra di loro. L’obiettivo del progetto è quello di intercettare circa 300 famiglie monoreddito, senza reddito o con fragilità socioeconomiche: 180 beneficeranno di un percorso di accompagnamento, che comprende un’offerta formativa mirata a rafforzare o riqualificare le competenze professionali e una proposta lavorativa di re-inserimento, anche in termini di tirocini formativi e tirocini di inserimento sociale. Per 120 famiglie fragili, invece, saranno attivate sei “azioni pilota” con l’obiettivo di trovare soluzioni sperimentali e personalizzate, che riducano i tempi spostamento casa-lavoro favorendo l’occupabilità.

 

  • Con il Consorzio Sol.Co Città Aperta dall’inizio del 2023 è stato avviato il progetto ‘O.W. Women, Orientation and Work. Interventi di supporto all’occupabilità per donne in situazione di fragilità’, che coinvolge gli Ambiti Territoriali di Dalmine, Treviglio, Isola Bergamasca e Romano di Lombardia e il cui termine è previsto per la fine del 2024. Destinatarie dell’intervento sono 60 donne tra i 18 e i 49 anni che vivono una situazione di povertà, disagio o fragilità latente o manifesta, che faticano ad entrare nel mercato del lavoro o che ne sono rimaste escluse. In questo progetto la dimensione della povertà lavorativa si lega alla questione di genere e alle dimensioni sociali ed economiche ad essa correlate: l’obiettivo è quello di migliorare la condizione socioeconomica delle donne residenti nel territorio individuato, concentrandosi nello specifico sull’aumento della loro occupabilità e riducendo i motivi ostativi all’ingresso (o reinserimento) nel mondo del lavoro. Grazie allo sviluppo di competenze professionali e trasversali e della conoscenza di servizi dedicati e misure di politiche attive loro accessibili, al potenziamento del sistema di servizi e delle opportunità di conciliazione vita-lavoro, al rafforzamento del sistema di collaborazione di rete tra gli enti coinvolti a livello territoriale.

L’ACCESSO ALLA CASA

Fondazione della Comunità Bergamasca – anche in questo caso attraverso il Fondo Povertà, oltre che in sinergia con il Programma di contrasto alla povertà di Fondazione Cariplo, Fondazione Peppino Vismara e Fondo di Beneficenza di Intesa Sanpaolo – ha sostenuto inoltre quattro progetti che hanno riguardato il tema della povertà delle condizioni abitative. La difficoltà nell’accesso alla casa, infatti, manifesta con evidenza diseguaglianze e sintomi di vulnerabilità economica. Da molti anni nel territorio opera la Fondazione Casa Amica, che è sollecitata da una domanda crescente di alloggio a prezzi accessibili da parte sia di giovani coppie sia di studenti. Oltre a Fondazione Casa Amica, altri Enti del Terzo settore hanno attivato iniziative di housing sociale rivolte a persone vulnerabili, oppure percorsi per l’accesso alla casa in autonomia da parte di persone in uscita da progetti di accoglienza sociale: dai neomaggiorenni in uscita dalle Comunità ai pazienti dimessi da percorsi terapeutici o di riabilitazione. Questi enti hanno dato vita anche ad una rete denominata SBAM (Sistema Bergamasco dell’Abitare Molteplice), impegnato in un innovativo intervento di housing sociale sul territorio.

 

Inoltre, nel corso degli ultimi due anni, in conseguenza della pandemia prima e dell’esplosione dei costi energetici poi, sono aumentate significativamente le situazioni di morosità negli affitti e nelle spese condominiali – ancorché a prezzi agevolati. Per andare incontro alle situazioni di maggiore criticità, Fondazione della Comunità Bergamasca ha realizzato alcuni interventi di sostegno economico che, accanto ad un supporto diretto alle famiglie (mediato dai gestori di housing), hanno previsto l’affiancamento di operatori sociali per aiutare le famiglie stesse nella gestione delle spese legate alla casa.

 

L’INCLUSIONE DI PERSONE SOTTOPOSTE A PROVVEDIMENTI DELL’AUTORITÀ GIUDIZIARIA.

Nel maggio 2023 Fondazione della Comunità Bergamasca ha firmato un Protocollo d’intesa triennale con la Casa Circondariale di Bergamo, l’Ufficio Locale di Esecuzione Penale Esterna di Bergamo, il Collegio dei Sindaci della provincia di Bergamo, l’Ambito Territoriale 1 di Bergamo (Comune di Bergamo capofila) e le principali associazioni territoriali ed enti di Terzo Settore per lo sviluppo di interventi coordinati per l’inclusione sociale, abitativa e lavorativa di persone sottoposte a provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria e per sostenere le loro reti familiari e relazionali nel territorio della provincia di Bergamo. Sono stati stanziati complessivamente 208 mila euro – di cui 80 mila da Fondazione della Comunità Bergamasca – che verranno gestiti dalla Fondazione della Comunità Bergamasca, d’intesa con gli enti aderenti. Il Protocollo d’intesa promuove una serie di azioni a sostegno dell’autonomia delle persone sottoposte a provvedimenti giudiziari: percorsi individuali di reinserimento abitativo e accompagnamento al lavoro, progettualità a sostegno delle famiglie con figli minori, attività trattamentali interne al carcere (progetti socioeducativi, lavorativi, sportivi, culturali e musicali) e supporto attraverso la mediazione linguistica e culturale.

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A Bergamo c’è una politica abitativa ben fatta, in grado di gestire l’emergenza ma che fa più fatica a dare risposte a quanti si trovano sulla soglia della povertà. Sempre più vediamo giovani famiglie italiane che rischiano di non riuscire a mantenere gli impegni assunti con un mutuo: sono anche queste, oggi, le famiglie che incontriamo in Casa Amica, e non solo famiglie straniere. Insieme a Fondazione della Comunità Bergamasca stiamo realizzando sempre più progetti dedicati a sostenere la fragilità abitativa, che è la nostra missione.

 

Don Roberto Trussardi, Vicepresidente Casa Amica

Il carcere spesso si caratterizza come uno spazio di detenzione sociale e di disuguaglianza, che stride con la nostra Costituzione, che, all’articolo 3, impone di rimuovere ogni ostacolo all’uguaglianza. In istituto, i giovani tra i 18 e i 25 anni d’età, quella dei giovani adulti, ci chiede attenzioni particolari e dedicate.  Si tratta, spesso, di minori non accompagnati che dopo l’esperienza del carcere minorile, non appena compiuta la maggiore età vengono trasferiti negli istituti di pena per adulti. Nel carcere di Bergamo sono 40 i giovani in questa condizione, stranieri non accompagnati per cui l’assenza del contesto familiare pesa sul processo di crescita. Sono giovani fragili anche perché non hanno avuto modo di vivere l’adolescenza. A loro dedichiamo due forme di intervento in co-progettazione con il territorio, che ha un ruolo fondamentale per promuovere rieducazione e integrazione sociale. L’uno di carattere culturale – scuola e formazione, anche universitaria – e di promozione del lavoro, l’altro ricreativo: con lo sport s’impara, innanzitutto, il rispetto delle regole.

 

Teresa Mazzotta Direttrice della Casa Circondariale di Bergamo

Trovo fondamentale poter uscire da una dimensione erogativa per ampliare quella della co-progettazione. I contributi sono necessari, altrimenti non potremmo costruire, ma l’elemento di novità più interessante è la possibilità di allargare sempre più il lavoro di rete tra istituzioni, terzo settore, associazioni. Una delle forme di co-progettazione più importanti messe in campo di recente è proprio quella con il carcere di Bergamo oltre che con la Fondazione della Comunità Bergamasca (lo dimostrano i progetti di Crescere insieme in valle e DigEducati). La co-progettazione ci dà la possibilità di intervenire lavorando sulla prevenzione, non solo sull’emergenza; ci offre l’opportunità, insieme, di diventare una comunità educante.

 

Marcella Messina Presidente Collegio dei Sindaci di Bergamo

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