Le parole che il corpo racconta: movimento, gioco e danza

L’associazione Parco Art Platform da tre anni propone un programma dedicato all’espressività di bambini e ragazzi con disabilità e autismo – Il presidente della Comunità Bergamasca Osvaldo Ranica: “Una spinta al protagonismo di questi giovani”.

“Certamente il nostro obiettivo è quello di raggiungere risultati concreti, come il miglioramento della coordinazione, la consapevolezza del proprio corpo, l’espressione di alcune sensazioni. C’è, però, un’altra idea che ci guida: noi crediamo che la disabilità possa diventare un nuovo confine culturale”.

Alberto Ceresoli è direttore artistico dell’associazione PARCO Art Platform, che da tre anni propone Educational Programme: Movement Practices for Inclusion, un progetto che si rivolge a giovani con disturbo dello spettro autistico e con disabilità intellettive.

1708597035270

Da settembre a dicembre dell’anno scorso, una quindicina di bambini e ragazzi del Centro Spazio Autismo di Bergamo (dai 12 ai 16 anni), divisi in due gruppi, sono stati coinvolti da artisti e performer attraverso il gioco, il movimento, il contatto fisico. “Favorendo l’espressività e affinando il gesto, la musicalità, la comunicazione verbale, i partecipanti hanno migliorato la loro capacità di relazionarsi agli altri”.

1708597035253

Potremmo definirlo un percorso di pedagogia speciale, in cui l’approccio educativo, aprendosi ad altre discipline (come le arti visive, la performance, il teatro danza), può portare a ottenere risposte speciali a problemi specifici”, continua Ceresoli. Prima fra tutte, il “sentirsi a casa nel e col proprio corpo”.

L’anno scorso, negli spazi del Centro Spazio Autismo si sono alternati gli artisti del Pesce d’oro (centro di sperimentazione bergamasco), coordinati dalla direttrice artistica e pedagogista teatrale Samanta Cinquini, il performer e coreografo Matteo Marchesi e l’artista e performer Martina Rota. 

È uno sguardo altro, quello rivolto a questi ragazzi. Che non considera solo le fragilità, ma anche il potenziale espressivo che portano con sé. E che “va oltre a certe dinamiche cristallizzate che potrebbero presentarsi in alcuni percorsi educativi. L’interdisciplinarietà proposta al gruppo di lavoro ci aiuta ad aprirci ad altri linguaggi. Alla fine del programma, non c’è nessuna restituzione ad un pubblico, perché non è questo il nostro intento”.

Quelle che si vogliono raccontare sono “le parole del corpo”, come le chiama Ceresoli. E quali sono queste parole?

“Sono quelle che arrivano dal movimento del bambino, dalla relazione che mette in atto in quel momento, dal suo immaginario. Ogni partecipante è protagonista all’interno di uno spazio libero, se pur protetto e conosciuto. Ognuno può decidere se mettersi in un angolo ad osservare o se partecipare all’attività proposta. In quel momento, può scoprire qualcosa di sé”.

1708597035283

Il progetto è stato realizzato grazie al contributo della Fondazione della Comunità Bergamasca.

ranica-1

“Il carattere sperimentale di questo programma è il suo punto di forza ed è ciò che ci ha indotto a sostenerlo”, è il commento del presidente Osvaldo Ranica. “Un approccio educativo aperto al contributo e all’esperienza di artisti e performer offre una prospettiva differente, ma soprattutto apre spazi nuovi al protagonismo di questi giovani, che attraverso linguaggi finora inesplorati possono trovare riconoscimento e ascolto da parte di tutta la comunità”.

Comincia a scrivere e premi Invio per cercare