La montagna per tutti, la montagna che cura

Il progetto ‘Sentieri volontari: quando il territorio diventa spazio di benessere’ di API – Associazione per l’Inclusione trasforma una passeggiata su un sentiero in un’esperienza terapeutica – Il presidente Fondazione della Comunità Bergamasca Osvaldo Ranica: “Valorizzare un territorio significa aprirlo a tutti”

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Arricchire la proposta di una passeggiata sui sentieri con un approccio terapeutico-riabilitativo non è una cosa semplice, soprattutto per un’associazione di volontari come la nostra. Vogliamo strutturare meglio le nostre iniziative, anche attraverso una formazione continua che ci consenta di essere adeguatamente preparati nell’accompagnare persone con fragilità diverse”.

Katia Leporini è referente del progetto ‘Sentieri volontari: quando il territorio diventa spazio di benessere’ di API – Associazione per l’Inclusione, che ha il supporto della Fondazione della Comunità Bergamasca.

La Valle Brembana e le sue aree interne possono diventare un luogo di inclusione e cura, una specie di palestra all’aria aperta, dove promuovere la cultura del benessere, senza escludere le potenzialità turistico-attrattive del territorio”.

Una passeggiata montagna trasmette grande serenità, lo sappiamo bene. Dagli anni Novanta, però, si è compreso il valore terapeutico di questo ambiente, capace di portare benefici rilevanti anche a persone con disabilità fisica, cognitiva e con differenti patologie: è la montagnaterapia.

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Con l’arrivo della bella stagione, programmeremo alcune uscite con gli utenti di alcuni enti che fanno capo al GruppoIn, innovare per includere, un sistema integrato di servizi alla persona, che mette al centro delle proprie attività l’inclusione Sociale”, spiega Leporini.

Il GruppoIn comprende le cooperative sociali La Bonne Semence e Alp Life di Oltre il Colle, Contatto di Serina, Progettazione di Pedrengo, impegnate sui fronti dell’inserimento lavorativo.

L’ultimo nato è il Centro diurno RamO di Valpiana di Serina, rivolto ad adulti con una compromissione dell’autonomia, che incide sullo svolgimento delle attività quotidiane. In API l’ingegno non manca: la montagna è per tutti, e con un gatto delle nevi può raggiungere un rifugio anche chi si muove con una sedia a rotelle.

Tra le persone attive in API, c’è anche una volontaria del CAI: “Dobbiamo essere formati per essere preparati ad ogni inconveniente. Un sentiero di montagna è ben diverso dagli ambienti delle nostre cooperative o dagli spazi abitualmente frequentatati dai destinatari del nostro progetto”, ancora Leporini.

L’obiettivo della cura per la persona va a braccetto con la promozione di queste aree.

“Le nostre iniziative contribuiscono a tenere vivo un territorio, a rischio di abbandono e spopolamento”. Non solo, come sottolinea Osvaldo Ranica, presidente della Fondazione della Comunità Bergamasca: “Valorizzare un territorio significa aprirlo a tutti. Il nostro plauso va alla determinazione delle volontarie e dei volontari di API, che hanno scelto di investire sulla formazione e sulla preparazione per poter accompagnare in montagna chi, per ragioni differenti, non ha la possibilità di viverla”.

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