Via Decia – storia e bellezza della Valle di Scalve

Via Decia, un itinerario di 95 Km in 5 tappe con 60 punti di interesse, che sarà inaugurato nel marzo 2023 – Un progetto della sottosezione CAI della Valle di Scalve realizzato anche grazie al contributo della Fondazione della Comunità Bergamasca 

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Con i suoi 95 chilometri in 5 tappe e 60 punti di interesse lungo il percorso, il progetto della Via Decia (dal nome latino del fiume Dezzo, che attraversa il territorio) restituisce alla Valle di Scalve una nuova pagina di memoria e storie. Quelle di chi andava a lavorare nelle miniere, percorrendo questi sentieri, o di chi si spostava tutti i giorni da un paese all’altro, trasportando anche merci. Tracce di cammino ancora leggibili, che aspettavano però di essere rilegate, una dopo l’altra, proprio come le pagine di un libro. “Ci sono coincidenze favorevoli che ci hanno incoraggiati da subito a lavorare per l’apertura di questo cammino”, spiega Domenico Belingheri, Presidente della sottosezione CAI della Valle di Scalve, che ha ideato e che sta realizzando l’itinerario, grazie al contributo del CAI di Bergamo, della Comunità montana di Scalve e della Fondazione della Comunità Bergamasca. “Prima di tutto, l’ONU ha proclamato il 2022 Anno Internazionale dello Sviluppo sostenibile della Montagna e ci sembrava, con il nostro progetto, di partecipare allo sviluppo di un turismo lento. E poi l’apertura della Via Decia è prevista per il marzo del 2023, cioè nell’anno di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura e del centenario del disastro della Diga del Gleno”.

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La scommessa: riscoprire tratte ‘dimenticate’ e le loro storie. Coincidenze favorevoli, ma anche una grande scommessa, da parte degli ideatori. Perché per una volta non si punta sugli itinerari verticali, verso le cime (dalla Presolana al Pizzo Camino, al Cimon della Bagozza), ma su quelli orizzontali, dove la natura e la storia hanno seminato a piene mani le proprie testimonianze. Camminando, i viandanti del Ventunesimo secolo potranno scoprire paesaggi e scorci incantevoli, lungo un itinerario ad anello punteggiato da una sessantina di punti di interesse paesaggistico, storico, artistico della Valle di Scalve, tra cui le chiese parrocchiali (c’è anche il campanile di Pianezza, con il caratteristico orologio a sei ore), il Palazzo Pretorio di Vilminore, i tanti segni della storia mineraria della Valle di Scalve e, non certo per ultima, la Diga del Gleno.

Il cammino dei boschi di ferro. L’itinerario muove dalla chiesetta di Corna di Darfo, dedicata alle vittime del disastro del Gleno, per salire verso la Valle di Scalve (anticamente chiamata ‘Valle Decia’). Attraversa rapidamente il comune di Angolo Terme, prima di immettersi nel territorio di Colere, toccando tutti e quattro i comuni della valle: Colere – appunto ­– poi Vilminore, Schilpario e Azzone, per tornare a Darfo. Ciascun capoluogo sarà anche punto di arrivo delle 5 tappe previste, mediamente di 19 chilometri ciascuna. Gli ideatori l’hanno voluto chiamare ‘Il cammino dei boschi di ferro’, perché per il 70% è immerso nel bosco (dunque estremamente piacevole anche d’estate) e perché – in particolare la prima tappa – ripercorre i passi di chi portava il minerale dalla Valle di Scalve alla Valle Camonica.

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Lo stile del passo lento. Il progetto della Via Decia prevede non solo la mappatura del percorso e il posizionamento della cartellonistica CAI, ma anche la realizzazione di profili social dedicati e di una guida cartacea e digitale. Offrendo, naturalmente, anche l’indicazione di tutte le strutture di accoglienza del territorio (bed and breakfast, hotel, ostelli ecc.). L’auspicio è quello di contribuire allo sviluppo della Valle di Scalve e alla sua crescita economica, turistica, culturale. Con uno stile su cui fa chiarezza il Presidente Belingheri: “Non si tratta solo di tracciare un percorso. Il nostro desiderio è quello di fare conoscere la nostra valle col passo lento del viandante, che vuol dire possibilità di incontro, di scambio e di conoscenza reciproca. Chi viene a visitare la nostra terra porta i suoi racconti, la sua storia e questo fa bene anche a noi. Possiamo crescere, perché ci apriamo agli altri e perché collaboriamo tra di noi. Ci piacerebbe che la Via Decia aiutasse a rinsaldare il tessuto comunitario della valle, coinvolgendo tutti gli attori del territorio, compreso il volontariato”. Ad allacciare i legami tra le persone ci pensano già i lavori in corso, che vedono i più giovani dedicati al sito internet, gli anziani custodi delle storie della valle, le parrocchie che si stanno attrezzando per accogliere gruppi di turisti.

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E chissà quanta strada farà la Via Decia. Non lo possono dire con certezza nemmeno gli ideatori, che vorrebbero farne “una leva per la crescita, un contenitore di nuove iniziative per il futuro”. Di certo parla di comunità e della sua disponibilità ad aprirsi, raccontandosi ed accogliendo l’altro.

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Quando, lo scorso agosto, ho partecipato alla serata di presentazione della Via Decia presso il cinema Prealpi di Schilpario, ho portato tutto il sostegno del CdA della Fondazione agli organizzatori. Ho trovato una comunità molto sensibile ai temi della sostenibilità, non solo riguardo al turismo, ma anche allo sport, come raccontato nel film di Maurizio Panseri e Alberto Valtellina ‘La Bicicletta e il Badile. In viaggio come Hermann Buhl’, proiettato nel corso di quella serata e dedicato al grande alpinista.

La forza del progetto della Via Decia è nel mettere al centro il grande patrimonio di cultura, memoria, storia del territorio della Valle di Scalve e di dargli voce e spazio. Auguriamo certamente a questo nuovo cammino di portare sviluppo all’economia e al turismo della valle, ma anche di essere percorso dal maggior numero di persone, perché possa narrare una storia che è anche la nostra e per contribuire a far crescere un senso di unità ed appartenenza di cui abbiamo tutti bisogno.

 

Osvaldo Ranica, Presidente della Fondazione della Comunità Bergamasca

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